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Poesia & Letteratura
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1visite. |
18 aprile 2010
Johnny Welch
Se per un istante
Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di
stoffa e mi regalerà un pezzo di vita,
probabilmente non direi tutto quello che penso,
ma in definitiva penserei tutto quello che dico.
Darei valore alle
cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano.
Dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano,
starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri
parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato!
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente,
mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo
ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il
mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di
Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata
che offrirei alla luna.
Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle
loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo
giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e
vivrei innamorato dell'amore.
Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono
di innamorarsi quando invecchiano,
senza sapere che invecchiano quando
smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali,
ma lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma
con la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini!
Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna,
senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo
pugno, per la prima volta, il dito di suo padre,
lo tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro
dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non
mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella
valigia, infelicemente starò morendo.
"Lo Que Le He Enseñado a la Vida" del comico messicano Johnny Welch
poesia
morte
vita
Johnny Welch
| inviato da feel il 18/4/2010 alle 22:20 | |
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21 febbraio 2010
Sergio Bambaren
Copyright by: A.Veraldi
I have discovered treasures
in my piece of island.
I will carry them with me
all my life,
but I will never remove them
from my island…..
That’s where they belong.
Awe at the full moon:
but never tried
to bring it close to you.
Its place is in the Heavens.
Warm up with the sun,
but never forget
it doesn’t belong to you.
It belongs to all creatures,
big and small.
Dream with stars,
but always let them shine
high in the sky at night:
that’s their place.
§Never try to stop the wind,
or get cover from it.
It will always whisper
the truth to your soul.
Open all
the doors and windows
that will appear
throughout your life,
so you can always
keep your will to live.
But most of all
trust in who you are:
always be true with yourself.
Living someone else’s life
will condemn you
to kill your own.
Sergio Bambaren
da “La Musica del Silenzio”
TRADUZIONE
Ho scoperto tesori
sul mio angolo d' isola.
Li porterò con me tutta la vita,
ma non li sottrarrò mai a quel luogo,
perché sono sulla terra
a cui appartengono...
Stupisciti della luna piena,
ma non cercare di portartela con te:
il suo posto è in cielo.
Riscaldati al sole,
ma non dimenticare che non ti appartiene:
appartiene a tutte le creature,
grandi e piccole.
Sogna pure con le stelle,
ma lasciale brillare di notte nell'alto del cielo:
quello è il loro posto.
Non cercare di fermare il vento
o di ripararti da esso.
Sussurrerà alla tua anima la verità.
Spalanca porte e finestre
quando la scorgerai nella tua vita,
cosi potrai tenerti sempre
la tua voglia di vivere.
Ma più di tutto fidati di chi sei:
sii sempre sincero con te stesso.
Vivere la vita di qualcun altro
ti condannerà
ad uccidere un parte di te.
poesia
vita
sergio bambaren
| inviato da feel il 21/2/2010 alle 12:18 | |
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21 novembre 2009
ORIGINI DELLE FIABE
Fiabe, Favole & Co.
Sebbene i termini fiaba e favola derivino entrambi dalla parola latina fabula (narrazione di fatti inventati) se si consulta il vocabolario si nota che essi hanno significati diversi. Per favola si intende un genere letterario caratterizzato da brevi composizioni, in prosa o in versi, che hanno per protagonisti di solito animali, più raramente piante o oggetti inanimati e sono forniti di una "morale". Per morale si intende un insegnamento relativo a un principio etico o un comportamento, che spesso è formulata esplicitamente alla fine della narrazione.
La fiaba, invece, è un tipo di narrativa che trae origine dalla tradizione popolare, caratterizzata da componimenti brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici come fate, orchi, giganti e così via. Anche se le fiabe erano tradizionalmente pensate per intrattenere i bambini esse venivano narrate dalle donne anche mentre si svolgevano lavori comuni ed erano un piacevole intrattenimento per chiunque.
Le formule d'inizio e le formule di chiusura sono sempre le stesse: "Tanto, tanto tempo fa…”, "C'era una volta...", "In un paese lontano...,"Cammina, cammina...", "Cerca, cerca...", "Così vissero felici e contenti..." e con numerose formule magiche e filastrocche.
Le più antiche favole sono di origine egizie come “Storia dei due fratelli” (XIII secolo a.C.), “Il principe predestinato” (XIX dinastia) e “Menzogna e verità” (periodo del Nuovo Regno). In una virtuale linea del tempo potremmo poi prendere in considerazione la tradizione orale della favola in India che può esser fatta risalire al V secolo a.C. con la più antica raccolta “Pañcatantra”. Sempre in ambito arabo, tra le più conosciute trascrizioni di fiabe ci sono quelle raccolte nel XVIII secolo in “Le mille e una notte”. Del mondo occidentale il più antico autore di favole risale all'antica Grecia ed è Esopo, di cui possediamo alcune centinaia di favole. Esopo sarebbe stato uno schiavo, deforme e balbuziente, vissuto nel VI secolo a.C. Platone ci informa che lo stesso Socrate aveva messo in versi alcune favole di Esopo.
Anche Fedro (circa 15 a.C.-50 d.C.), uno schiavo nato in Grecia, scrisse favole in versi durante l'impero di Tiberio. Si sa che Fedro scrisse cinque libri di favole, molte delle quali sono andate perdute. Le sue favole riprendono il modello di Esopo, ma con un diverso atteggiamento perché Fedro non è infatti, come Esopo, il favolista di un mondo contadino, ma di uno stato evoluto dove dominano l'avidità e la sopraffazione. Anche se di natura pessimistica, nelle sue storie il prepotente trionfa sempre sul debole, il quale è invitato alla rassegnazione o, nella migliore delle ipotesi, a cercare un compromesso accettabile nei rapporti con il potere.
« Giove impose agli uomini due bisacce: mise quella dei vizi propri dietro la schiena,
quella carica dei vizi altrui davanti al petto » (Fedro) 
Forse non tutti sanno che uno dei primi autori di fiabe italiano è stato il napoletano Giambattista Basile che, nel XVII secolo, scrisse il “Lo cunto de li cunti” (Pentamerone), in cui rielaborò, in lingua napoletana, cinquanta fiabe popolari per allietare con l’arte dei cantastorie il dopopranzo della nobiltà, uno dei passatempi preferiti a corte. Basile inventò dieci vecchiette caratterizzate da difetti fisici come narratrici delle sue fiabe: Zeza sciancata, Cecca storta, Meneca gozzuta, Tolla nasuta, Popa gobba, Antonella bavosa, Ciulla musuta, Paola scerpellata, Ciommetella tignosa Iacova squarquoia. Nelle 50 storie si trovano, in embrione e con nomi diversi, molti personaggi ancora oggi amati dai bambini, da Gatta cenerentola a Petrosinella (poi Raperonzolo), dalla Bella Addormentata al Gatto con gli Stivali. Le sue non erano proprio fiabe per bambini dal momento che non erano a lieto fine, come la sua cenerentola chiamata “Zerolla” (poi Gatta Cenerentola) che cattivissima uccide la matrigna. Come altri autori anche lui attingeva, oltre dalle storie di strada, dai lavori dei suoi predecessori come Esopo o dalle novelle di Boccaccio.
Negli stessi anni, le fiabe del Regno di Napoli si diffusero presso la corte del re Sole, in Francia, grazie al francese Charles Perrault (1628-1703). Estroso brillante e con una spiccata sensibilità fu attratto dai racconti popolari, in particolare in quelli in cui compariva il personaggio “ma mère l’oye” (la vecchia mamma oca) che raccontava storielle istruttive ai suoi anatroccoli. Prendendo spunto da Basile e La Fontaine, riscrisse e arricchì le storie pubblicandole nei “I racconti di Mamma Oca”. Nella sua Cenerentola fa la sua prima apparizione la scarpetta di cristallo, per esempio, mentre Cappuccetto rosso e sua nonna muoiono divorate dal lupo. Le più celebri fiabe di Perrault (come quelle dei Grimm o di Andersen) sono universalmente note e parte indelebile della nostra cultura; i riferimenti a esse in altre opere d'arte e in altri contesti sono semplicemente incalcolabili, così come sono numerosissime le trasposizioni in opere liriche, teatrali, cinematografiche, musicali, e così via. Si possono ricordare in particolare:
Jean de La Fontaine (1621 – 1695) è stato uno scrittore e poeta francese, autore di celebri favole. Esse sono popolate da animali parlanti e, con riferimenti critici e ironici al potere, sono caratterizzate da uno stile allo stesso tempo raffinato e semplice, considerate capolavori della letteratura francese. Nonostante fosse di spirito indipendente, visse quasi tutta la sua vita sotto la protezione dei nobili dell'epoca. La Fontaine si presenta come il continuatore di Esopo e Fedro; ha intenzioni morali e la satira e il contrasto sono fra i suoi metodi preferiti. Per La Fontaine la morale diviene il pretesto, più che lo scopo, della narrazione. Tra le sue numerose favole ricordiamo:
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Fra i trascrittori di fiabe più noti della tradizione europea oltre a Perrault si annoverano anche i fratelli Grimm. Jacob & Wilhelm Grimm (1785-1863, 1786-1859) divennero noti in Germania per aver raccolto e rielaborato le fiabe della tradizione popolare tedesca girando in lungo ed in largo la Germania ed interrogando contadini e pastori per raccogliere dalla loro viva voce leggende, filastrocche, proverbi e fiabe. Alcune con gli stessi personaggi di Perrault ma con qualche variante (Cenerentola, per esempio, non muore), e tra le circa 200 fiabe nacquero classici come Hansel e Gretel, Cenerentola, Il principe ranocchio, Cappuccetto Rosso, Biancaneve , I Musicanti di Brema, Il pifferaio di Hamelin, Il lupo ed i 7 capretti, Il Tamburino e Raperonzolo. Nonostante le vite parallele, Jacob e Wilhelm avevano caratteri diversi. Il primo taciturno e colto non si sposò ed ebbe una vita quasi monastica mentre il secondo, vivace e talentuoso, si sposò a 40 anni.
Lo scrittore e poeta danese Hans Christian Andersen (1805-1875) ebbe, invece, una vita più romanzesca rispetto ai Grimm. Alto con naso lungo ed occhi piccoli veniva spesso deriso dai coetanei, proprio un brutto anatroccolo come uno dei suoi più celebri personaggi.
« Non importa che sia nato in un recinto d'anatre: l'importante è essere uscito da un uovo di cigno »
Andersen nacque in quartiere povero, figlio di un calzolaio e di una lavandaia alcolizzata. Era una famiglia povera che viveva in una singola stanza. La sorellastra era prostituta e il padre, che aveva ventidue anni quando Hans Christian nacque, aveva problemi di salute. A undici anni Andersen rimase orfano di padre, e si recò a Copenaghen per guadagnarsi da vivere facendo il garzone di bottega e l'operaio in una fabbrica di sigarette. Fin da allora dovette subire le angherie dei compagni di lavoro, che lo perseguitavano per il suo aspetto fisico, il suo carattere introverso e i suoi modi effeminati.
A quattordici anni iniziò a cercare di entrare in teatro come cantante, ballerino o attore; riuscì invece ad entrare nel Teatro Reale Danese come soprano per la sua bella voce, ma fu costretto a lasciarlo quando essa cambiò di timbro. Andersen fu ospitato a casa di Jonas Collin, direttore del Teatro Reale. Qui si innamorò ed ebbe relazioni omosessuali con Edvard, il figlio del direttore. Le sue inclinazioni sessuali erano un altro motivo per cui Andersen si sentiva rifiutato ed emarginato. A Edvard scrisse: "i miei sentimenti per te sono quelli di una donna; la femminilità della mia natura e la nostra amicizia devono rimanere un mistero". Andersen visse tutta la vita da scapolo; in un passo del suo diario risulta che egli avesse deciso, già in giovane età, di non avere rapporti sessuali né con donne né con uomini. L'emarginazione sentimentale è anch'essa un tema frequente nell'immaginario di Andersen; si pensi per esempio a Il soldatino di stagno o La sirenetta.
Curiosamente, le fiabe di Andersen non furono subito riconosciute come quei capolavori che sono oggi considerate, ispirandosi alle “Mille e una notte”, ai fratelli Grimm e al patrimonio popolare di mezza Europa, egli le scrisse pensando agli adulti, ma furono i bambini ad amarle da subito. Tra i suoi capolavori troviamo:
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Per leggere le fiabe di Perrault, i bambini italiani dovettero aspettare la traduzione di un certo Carlo Lorenzini (1826 – 1890) scrittore e giornalista fiorentino. Traducendo anche altri autori effettuò l'adattamento dei testi integrandovi una morale ed il tutto uscì nel 1876 sotto il titolo de “I racconti delle fate”. Egli divenne famoso con lo pseudonimo di Collodi quando nel 1883 pubblicò “Le avventure di Pinocchio” raccolte in volume mentre nello stesso anno diventò direttore del “Giornale per i bambini”.
Discorso a parte merita la famosa opera di fantasia “Le Avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, un racconto pieno di allusioni a personaggi, poemetti, proverbi e avvenimenti propri dell'epoca in cui l’autore visse. Egli gioca con regole logiche, linguistiche, fisiche e matematiche che gli hanno fatto ben guadagnare la fama che ha. Il libro ha anche un seguito chiamato “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”. L’autore è Lewis Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson (1832-1898) scrittore, matematico e fotografo inglese a cui fu conferita una cattedra in matematica, che tenne per quasi tutta la vita, ma è noto che trovasse l'insegnamento privo di stimoli, e che nelle sue lezioni regnasse l'apatia. Nel 1856, Dodgson iniziò a interessarsi alla neonata arte della fotografia, alla quale fu introdotto dapprima da uno zio, e più tardi dal famoso pioniere della fotografia Oscar Rejlander. La fotografia si rivelò uno strumento ideale per esprimere la sua filosofia personale, centrata sull'idea della divinità di ciò che Dodgson chiamava "bellezza": uno stato di grazia, di perfezione morale, estetica e fisica. Dodgson trovava questa bellezza nel teatro, nella poesia, nelle formule matematiche e soprattutto nella figura umana. Oltre la metà dei suoi lavori erano ritratti di bambine che scrivevano il proprio nome in un angolo della stampa, per cui i loro nomi sono quasi tutti noti. La sua modella preferita fu, però, Alexandra Kitchin ("Xie") che Dodgson ritrasse circa cinquanta volte fra i 5 e i 16 anni. Il fatto che Dodgson fotografasse o disegnasse anche ragazzine nude ha contribuito alla tesi egli avesse verso di loro un’attrazione morbosa a cui si aggiunse l'idea che Dodgson non avesse una reale "vita adulta" e che si trovasse a suo agio solo in un mondo mentale infantile. Uno degli obiettivi evidenti della fotografia di Dodgson era forse quello di liberarsi del pesante fardello della simbologia vittoriana, ritraendo le sue giovani modelle più come fate, libere creature dei boschi, che come beneducate damigelle della buona società inglese. L’ispirazione stessa del suo personaggio letterario “Alice” nasce quando, ventenne, conobbe le tre figlie del decano di Oxford, Lorina Charlotte Liddell (tredicenne), Alice Pleasance Liddell (di dieci anni) e Edith Mary Liddell (di otto anni). Durante un viaggio in barca con le ragazze Carroll inventò e raccontò alle tre bambine una storia, che più tardi mise per iscritto e regalò ad Alice Liddell che tanto aveva insistito perché lo facesse. Solo più tardi Carroll decise di pubblicare la sua storia, aggiungendo nuovi personaggi e situazioni, commissionando le illustrazioni e dandogli il titolo e la forma che conosciamo ancora oggi.
Tradurre Alice è un'impresa in cui moltissimi autori italiani si sono cimentati; i giochi di parole, le figure retoriche, i proverbi citati ed i continui riferimenti alla cultura inglese, hanno spesso stuzzicato a tal punto la fantasia dei traduttori italiani che ogni traduzione rappresenta un libro a sé. Ne sono state fatte varie copie di molte edizioni diverse e questo testo è stato pubblicato nel 90% delle lingue del mondo. Alice è una fonte di ispirazione per molti artisti che hanno dato vita a canzoni, poemi, reinterpretazioni, fumetti, e ispirando cinema, TV e videogiochi.
Non possiamo terminare questo breve excursus sul mondo delle fiabe o delle favole senza menzionare altri autori famosi come il poeta premio Nobel William Butler Yeats (1865 – 1939) la cui la poesia è impregnata di miti e folclore irlandese. Successivamente Yeats si interesserà al misticismo e allo spiritualismo.
Lo scrittore scozzese James Matthew Barrie (1860 – 1937) ricordato principalmente per aver creato il personaggio di “Peter Pan”, il "ragazzo che non voleva crescere". Quando Barrie aveva 6 anni, il fratellino più piccolo David (il preferito di sua madre) morì in un incidente mentre pattinava sul ghiaccio. La tragedia lasciò sua madre devastata, e Barrie cercò di prendere il posto di David's nelle attenzioni di sua madre, indossando anche i vestiti del fratellino e, nonostante ci siano prove del contrario, si è molto speculato sul fatto che il trauma possa essere stato la causa del suo nanismo e della sua apparente asessualità. 
La creazione del personaggio di Peter Pan ebbe un'articolazione abbastanza complessa. In effetti, quello che è stato definito il principe dei folletti comparve prima in suo un precedente romanzo (The Little White Bird), ispirato a Barrie da un gruppo di ragazzini conosciuti durante le passeggiate assieme al proprio cane attraverso i viali dei giardini londinesi di Kensington. L'amicizia, spesso discussa e talvolta al centro di acri malignità, con i cinque figli della vedova Llewellyn-Davies (uno dei quali si chiamava, appunto, Peter), sarebbe risultata fondamentale. Il legame tra lo scrittore, che era peraltro già sposato, con la famiglia, divenne poi talmente saldo che, alla morte di lei, lo scrittore si sarebbe fatto carico dei cinque ragazzini.
Il linguista russo Aleksandr Nikolaevic Afanas'ev (1826 – 1871), che seguendo le tracce dei fratelli Grimm - di cui egli studiò le opere con particolare attenzione - cercò di penetrare fino al significato primitivo, religioso e mitologico delle favole che aveva raccolte. In una sua opera altrettanto fantastica quanto mirabile per larghezza di conoscenze e per acute singole intuizioni, egli cercò di ricostruire le "concezioni poetiche degli slavi sulla natura" e di studiare tutti quegli elementi dei racconti popolari che potevano essere interpretati come trasposizioni dei fenomeni della natura, sole, stelle, pioggia, acqua e tempesta. Fino alla morte Afanas'ev si dedicò esclusivamente allo studio della vita popolare. Sue sono le opere “Norwegians Peter Christen Asbjørnsen” e “Jørgen Moe”.
Il senese Italo Calvino (1923 – 1985) che nel novembre del 1956 pubblica le “Fiabe italiane”, rimaneggiamento e raccolta di antiche fiabe popolari e “Marcovaldo” nel 1958. Come opera di fantasia possiamo includere anche “THe Hoobit” di J. R.R. Tolkien, che essendo la sua opera prima di narrativa, rappresentò una tappa fondamentale nella sua carriera di scrittore perché attorno al nucleo originario di quest'opera l'autore sviluppò, nel decennio successivo, il suo mondo immaginario che lo ha reso celebre, quello della “Terra di Mezzo”, che prese forma soprattutto in quell'epica fantastica che è la trilogia de “Il Signore degli Anelli”, unanimemente riconosciuta come la sua opera più importante.
L’allegoria politica “La fattoria degli animali” di George Orwell e L. Frank Baum a cui si deve il romanzo più celebre della letteratura per bambini americana, “Il meraviglioso mago di Oz”.
“Le piacevoli notti” e la raccolta "Favole ed enimmi" pubblicate a Venezia nel 1550 da Gian Francesco Straparola (1480 – 1557) comprendono novelle e fiabe, accompagnate da 75 enigmi non di rado oscene in quanto di ispirazione boccaccesca.
Le poche note fiabe e romanzi di fantasia dello scozzese “George MacDonald” come “La principessa e il Goblin”, “Phantastes” e “Lilith”.
Inoltre, Ivan Andreevic Krylov giudicato il più grande scrittore di favole russo, ma potremmo aggiungere tanti altri nomi di autori che si sono occupati di questo genere letterario:
Oscar Wilde, A. S. Byatt, Jane Yolen, Terri Windling, Donald Barthelme, Robert Coover, Margaret Atwood, Kate Bernheimer, Espido Freire, Tanith Lee, James Thurber, Robin McKinley, Isaac Bashevis Singer, Kelly Link, Bruce Holland Rogers, Donna Jo Napoli, Cameron Dokey, Robert Bly, Gail Carson Levine, Annette Marie Hyder, Jasper Fforde, Aurelio de' Giorgi Bertola, Giovanni Battista Casti, Tommaso Crudeli, Antonio Jerocades, Giambattista Roberti, Lorenzo Pignotti, Luigi Clasio (pseudonimo di Luigi Fiacchi), Giovanni Meli, Jean-Pierre Claris de Florian, John Gay, Tomás de Iriarte, Félix María Samaniego, Christian Fürchtegott Gellert, Gotthold Ephraim Lessing, Ignacy Krasicki, Ivan Ivanovic Dmitriev, Cristóbal de Beña, Juan Eugenio Hartzenbusch, Ambrose Bierce, Beatrix Potter, Tolstoj, Pietro Pancrazi, Vittorio Butera, Jean Anouilh, Rudyard Kipling, Franz Kafka, Kornej Ivanovic Cukovskij, José Bento Renato Monteiro Lobato, Damon Runyon, James Thurber, ecc. ecc. ecc.
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11 settembre 2009
ODE ALLA VITA
Copyright by A.Veraldi @2009
Ode alla vita
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità.
(Martha Medeiros)
Dannazione, sto morendo un poco anch’io!!
poesia
vita
martha medeiros
| inviato da feel il 11/9/2009 alle 21:17 | |
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22 febbraio 2009
WOODY ALLEN: citazioni
.jpeg/240px-Woody_Allen_(2006).jpeg)
Woody Allen è conosciuto per la sua comicità sempre sottile e pungente e tra film, pubblicazioni ed interviste vi sono in giro decine di aforismi e di massime. Ne ho raccolte alcune davvero divertenti.
[vita e morte]
Che cosa non mi piace della morte? Forse l'ora.
Non ho paura di morire. E' solo che non vorrei essere li quando questo succede.
La morte è una caratteristica acquisita.
Non mi interessa l'immortalità attraverso l'arte: io non voglio morire
Si vive una sola volta. E qualcuno neppure una.
Provo un intenso desiderio di tornare nell’utero… Di chiunque.
Il mio unico rammarico nella vita è di non essere qualcun'altro.
[esistenza e considerazioni]
Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile.
Meglio essere vigliacchi per un minuto che morti per il resto della vita.
Il mondo si divide in buoni e cattivi. I buoni dormono meglio ma i cattivi, da svegli, si divertono molto di più.
Sono sbalordito dalla gente che vuole 'conoscere' l'universo, quando è già abbastanza difficile non perdersi nel quartiere cinese.
L'uomo consiste di due parti, la sua mente e il suo corpo. Solo che il corpo si diverte di più.
L'umanità si trova oggi ad un bivio: una via conduce alla disperazione, l'altra all'estinzione totale. Speriamo di avere la saggezza di scegliere bene.
Se mantieni la calma mentre tutti intorno a te hanno perso la testa, probabilmente non hai capito qual è il problema!
Fortunatamente, secondo la moderna astronomia, l'universo è finito: un pensiero consolante per chi, come me, non si ricorda mai dove ha lasciato le cose.
I guai sono come i fogli di carta igienica: ne prendi uno, ne vengono dieci.
La vita è sostanzialmente tragica: ma qualche volta riesce ad essere meravigliosa.
Meglio essere vigliacchi per un minuto che morti per il resto della vita!
[attività e professioni]
Lo psichiatra è un tizio che vi fa un sacco di domande costose che vostra moglie vi fa gratis.
Il ballo è una manifestazione verticale di un desiderio orizzontale.
Gli intellettuali sono come la mafia. Si uccidono tra di loro.
[sesso e amore]
Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è una delle migliori.
L'ultima volta che sono entrato in una donna è stato quando ho visitato la statua della libertà.
La differenza tra l'amore e il sesso, è che il sesso allevia le tensioni e l'amore le provoca.
L'amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta, il sesso può suggerire delle ottime domande.
Sono un grande amatore, perché mi sono molto allenato... da solo.
[vita personale e religione]
Mia moglie è una persona veramente immatura. L'altro giorno, per esempio, mentre mi facevo il bagno e' entrata e, senza motivo, mi ha affondato tutte le ochette!
Non so se Dio esista. Ma se esiste spero che abbia una buona scusa.
Grazie a Dio sono ateo.
"Woody Allen"
citazioni
aforismi
massimi
| inviato da feel il 22/2/2009 alle 19:13 | |
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8 febbraio 2009
SALVIAMO LA NATURA
Copyright by A. Veraldi
Voi disboscate imbecilli voi disboscate Tutti i giovani alberi con la vecchia ascia voi distruggete Disboscate imbecilli voi disboscate E gli annosi alberi con le loro radici le loro vecchie dentiere voi li conservate E un cartello attaccate Alberi del bene e del male Alberi della Vittoria Alberi della Libertà E la foresta deserta appesta il vecchio bosco crepato e partono gli uccelli e voi restate là a cantare Voi restate là imbecilli a cantare e a fare la parata. Jacques Prévert
Copyright by A. Veraldi
Quando l'ultimo fuoco sarà spento, l'ultimo pesce pescato, l'ultimo fiore colto, solo allora vi accorgerete che non potrete mangiare denaro. Grande Capo Seathl (1854)
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18 dicembre 2008
IL LENTO MORIRE
Copyright by A.Veraldi
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia o cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante. Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che sa. Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
vivere
vita
posia
morte interiore
| inviato da feel il 18/12/2008 alle 18:5 | |
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2 novembre 2008
RAGGIO DI SPERANZA
copyright: by A.Veraldi
RAY OF HOPE
O my Lord, it's time to pray
When a new sunshines let's make hay
So save my land from desert stay
Call the oceans salt to melt away
And bless streams with love's sway
Provide my foe and friend a bloodless day
Invite boys and girls for peace to pray
Then send a ray of hope for a new way
And bless streams with love's away
O, Ye
Then send a ray of hope for a new way
(Poesia scritta dal presidente Shimon Perez)
Traduzione:
Signore è tempo di pregare
Quando splende di nuovo il sole andiamo a falciare il fieno
Perciò salva la mia terra dal deserto
Ordina al sale degli oceani di scioglersi
Benedici i fiumi con una spinta d'amore
Fai in modo che per il mio nemico ed il mio amico sia un giorno senza sangue
Invita ragazzi e ragazze a pregare per la pace
E poi manda un raggio di speranza per una nuova via
Benedici i fiumi con la forza dell'amore
Si,
poi mandaci un raggio di speranza per un nuovo avvenire
poesia
Shimon Perez
Ray of hope
| inviato da feel il 2/11/2008 alle 12:42 | |
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18 giugno 2008
PENSIERI
Penziere mieje
Eduardo De Filippo è stato e sarà ricordato come un grande attore di teatro e di cinema, ma non tutti sanno che oltre ad essere stato un grande autore teatrale, ha scritto anche numerose poesie. Ve ne propongo una, osando di tradurla in italiano per chi non conosce il napoletano. E' una poesia sui pensieri che, come dice Eduardo, spesso non hanno il coraggio di uscire integri (nudi) così come sono nati. E seppur lo facessero, costandogli la vita, c'è poi sempre qualcuno che cercherà di "coprirli".
Penziere mieje Pensieri miei Penziere mieje, levàteve sti panne, Pensieri miei, toglietevi 'sti panni stracciàtev' 'a cammisa, e ascite annuro. stracciatevi la camicia e uscite nudi. Si nun tenite n'abito sicuro, Se non tenete un abito certo, tanta vestite che n'avit' 'a fa? tanti vestiti che ne dovete fare?
Menàteve spugliate mmiez' 'a via, Uscite spogliati in mezzo alla strada, e si facite folla, cammenate. e se si fa folla, camminate. Si sentite strillà, nun ve fermate: Se sentite strillare, non vi fermate, sarà la nu penziero spugliato 'a folla fa. gente che dice: guarda un pensiero nudo.
Currite ncopp' 'a cimma 'e na muntagna, Correte sopra la cima di una montagna, e quanno 'e piede se sò cunzumate: e quando i piedi si saranno consumati: un'ànema e curaggio, e ve menate... con animo e coraggio, menatevi…. nzerrano ll'uocchie, primm' 'e ve menà! chiudete gli occhi prima di lanciarvi!
Ca ve trovano annuro? Nun fa niente. Vi troveranno nudo? Non fa niente. Ce sta sempe nu tizio canusciuto, Ci sta sempre un tipo conosciuto, ca nun 'o ddice... ca rimmane muto... che non lo dirà… rimarrà muto… e ca ve veste, primm' 'e v'atterrà. e vi vestirà prima di seppellirvi. Eduardo De Filippo
Eduardo De Filippo
Penziere mieje
| inviato da feel il 18/6/2008 alle 18:38 | |
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24 aprile 2008
CIUCIA & PISELLO
Genitali: Sinonimi & circonlocuzioni
Giuseppe Francesco Antonio Maria Gioachino Raimondo Belli (Roma,1791 – 1863) è stato un poeta che nei suoi numerosissimi sonetti in romanesco ha descritto la Roma papalina del XIX secolo. Nelle sue opere c'è satira, umorismo, moralismo ma anche turpiloquio. Ecco, difatti, con "er Padre de li Santi" un opera dedicata al membro maschile che elenca i numerosi nomi con cui il volga usava chiamarlo (alcuni scomparsi dall'uso ed altri sopravvissuti come termini volgari, con piccole varianti, anche nella terminologia attuale). Ma il Belli, probabilmente ispirato e per 'par condicio', nello stesso giorno, creò anche un'altro sonetto, "la Madre de le Sante", dedicato all'organo sessuale femminile.
"David" di Michelangelo (particolare), Galleria dell'Accademia, Firenze.
er Padre de li Santi
Er cazzo se pò ddì rradica, uscello Ciscio, nerbo, tortore, pennarolo, Pezzo de carne, manico, scetrolo, Asperge, cucuzzola e stennarello.
Cavicchio, canaletto e cchiavistello, Er gionco, er guercio, er mio, nerchia, pirolo, Attaccapanni, moccolo, bbruggnolo, inguilla, torciorecchio, e mmanganello
Zeppa e bbatocco, cavola e tturaccio, E mmaritozzo, e cannella, e ppipino, E ssalame, e sarsiccia, e ssanguinaccio.
Poi scafa, canocchiale, arma, bbambino: Poi torzo, cesscimmano, catenaccio, Mànnola, e mmi'-fratello piccinino.
E tte lascio perzino Ch'er mi dottore lo chiama cotale, Fallo, asta, verga, e mmembro naturale.
Cuer vecchio de spezziale Disce Priapo; e la su' mojje pene, Seggno per dio che nun je torna bbene.
Roma, 6 dicembre 1832
Note:
Ciscio è sinonimo di uccello; con pennarolo si intende l’astuccio per le penne d’oca; asperge=asparago; il canaletto è lo strumento utilizzato per raccogliere riso e legumi; il torciorecchio è un listello di legno; la cavola è il rubinetto delle botti; mmaritozzo sorta di panino; mannola=mandorla;
"L'Origine du Monde", Gustave Courbet, Museo d'Orsay, Paris.
la Madre de le Sante
Chi vvò cchiede la monna a Ccaterina Pe ffasse intenne da la ggente dotta Je toccherebbe a ddì vvurva, vaccina, E ddà ggiù co la cunna e cco la potta.
Ma nnoantri fijjacci de miggnotta Dimo scella, patacca, passerina, Fessa, spacco, fissura, bbuscia, grotta, Freggna, fica, sciavatta, chitarrina,
Sorca, vaschetta, fodero, frittella, Ciscia, sporta, perucca, varpelosa, Chiavica, gattarola, finestrella,
Fischiarola, quer-fatto, quela-cosa, Urinale, fracosscio, ciumachella, La-gabbia-der-pipino, e la-bbrodosa.
E ssi vvòi la scimosa, Chi la chiama vergoggna, e cchi nnatura, Chi cciufèca, tajjola, e ssepportura.
Roma, 6 dicembre 1832
Note: vaccina è una fusione di vagina e vacca; varpelosa sta per valle pelosa; la gattarola è la piccola apertura nella porta che consente il passaggio dei gatti; perrucca=parrucca; ciumachella= epiteto affettuoso, piccola lumaca; per cciufèca s'intende qualcosa di sgradevole.
Ma, per quanto riguarda gli organi sessuali, vi sono molte altre denominazioni dialettali, colloquiali, familiari o volgari. Alcune di esse affondano le radici nella notte dei tempi, altre sono di più recente creazione e possono essere a tutti gli effetti considerate dei neologismi. Ne elenco sotto, alcune fra i più noti, in ordine alfabetico, prima relative al pene e poi alla vagina.
A
Abbacchio; Acello; Adamo; Aggeggio; Aguzzapaperi; Alabarda; Alberello; Albero della cuccagna; Alosio; Alzabandiera (si riferisce più propriamente all'erezione mattutina o semplicemente all'erezione); Amendola; Ammennicolo; Anaconda; Anguilla; Arma; Armando; Arnese; Articolo per signora; Asciugamano delle serve; Asperge; Asso; Asso di bastoni (Napoli), Asso di mazze (Ragusa); Asta; Attaccapanni; Attrezzo; Augello; Avvoltoio; Azzittamonache.
Azzittapreti.
B
Babà; Babbacammello; Babblione; Bacchioloscopio; Bachiono; Badile; Badurlo; Bagara (trapanese); Bagiano; Bagigio; Baldassarre; Banana, Bananone; Baobab; Barbagianni; Barracuda; Bartolo; Barzo, Barzotto; Basano; Bastone; Batacchio; Batanga; Battagliùn (calabrese); Battocchio; Bau; Bazzo; Bazzuca; Becca; Bega; Belàn, Belin o Belino (ligure); Bello; Benbenbigolo; Benigno (Catania); Bestia; Biberone; Bicchio; Bicio (veneto); Bietta; Biff; Bigatto; Big Bamboo; Big Bang; Bighe; Bignamone; Bigol, Bigolo, Bìgul (lombardo e friulano); Billo; Bimbin (triestino); Bindolùn (piemontese); Birello; Biri (Nord Italia); Birillo; Birimbobirambo; Bischero (toscano); Biscio, Biscione; Biscotto, Biscottone; Bisdiffo; Bisquit; Bitti; Blekedeker; Bocchettone; Branda, Brando; Branzino; Brittola; Brocca; Brufolo; Brustolone; Bruzzo; Busceddu.
Bernarda; Belìn (dialetto ligure); Bignola (termine piemontese); Böcc (termine ticinese).
C
Cacchio (indica il germoglio di una pianta); Cagnolu (catanzarese); Calandra; Calomba; Canna; Capitano; Capitone senz'e recchie (napoletano); Cece (denominazione dialettale paganese); Cedda (catanese); Cefalo sguarramazzo (napoletano); Cella (abruzzese e marchigiano), Cello (centro-marchigiano); Cetriolo; Chiccadroxia o Chichillitta (cagliaritano indica il pene dei bambini); Chigno; Chillitone (cagliaritano indica un pene grande); Ciaramedda o Ciaramita (messinese); Ciavarello; Cicciallegra; Ciccio (veneto); Cicella (riferito al membro dei bambini delle dimensioni di un piccolo legume); Cicia, Cicione (Ragusa; Ciciniello (per pene piccolo,in napoletano è il pesciolino appena nato); Ciddone (foggiano e andriese); Cidduzza (pene piccolo, in catanese, usato per indicare il membro dei bambini); Cillone; Cincio; Ciocca (da ciocco di legno); Ciòla (barese), Ciolla (Reggio Calabria e Ragusa), Ciollazza, Ciollone; Cioncia (crotonese); Cioppa; Ciota (Nicotera, Crotone, Savona, e Sicilia); Cippa (da "ceppo", anche "ceppa"); Ciuccio; Ciufello (abruzzese); Coa (bassanese); Coda (bellunese); Comarello ("cetriolo"); Coso, Cosetta; Creapopoli (Empoli), Creapopolo (Gallarate quasi totalmente in disuso); Crescinmano; Cucco; Cumpàgno mijo (campano, "il mio amico"); Cupolone (romanesco).
Cecca; Cestunia (espressione napoletana che significa propriamente tartaruga); Chella che guarda 'n terra (dalla smorfia Napoletana); Chitara (dialettale arcaico trentino); Chitarrina ; Cianno / Cionna / Ciunna / Ciunno / Ciomma; Ciuccia (espressione abruzzese); Conchiglia; Cocchia (espressione centro-marchigiana); Connu, Cunno, Cunnu.
D
Daga; Dami (toscano); Dodda (Sardo dorgalese); Dindolino; Dondolino.
E
Egli; Esso; Estensibile.
F
Fagiano; Fallo; Fava; Finferlo (veneto); Fiocchettin; First; Flamberga; Flauto di carne; Flauto di pelle; Fratello, Fratellino (dipende dalle dimensioni); Fratimo (salentino); Frat'ma Giorg' ("mio fratello Giorgio", calabrese); Fravaglio (napoletano); Fraone, Fravone (napoletano, intende principalmente il "glande"); Fringuello; Fucile; Funchia, Funghetto, Fungia; Fusbana.
Faddacca (espressione siciliana) Fagiana; Farfalla; Farfallina; Fessa, Fissa; Ferita; Fia (toscano); Figa (espressione genericamente del nord Italia); Filippa; Figazza; Fiorellino; Foca; Fodero; Folaga (espressione ferrarese); Fregna (espressione romana-abruzzese e marchigiana); Fresca (espressione umbro-marchigiana); Frice (Friulano); Fritola (espressione veneta, da frittella); Fuinera (milanese); Fiora (espressione veneta); Fungia (alto-lombardo).
G
Gelato; Gemello siamese; Gigio; Gingillo; Gio; Gioiello; Gomarello ("cetriolo"); Gommone; Grillo; Gruengo (tarantino).
Galleria; Gnacchera; Gnagna; Gnocca (dalla forma dello gnocco); Gnugna, Guersa (o Sguersa, Genova); Grotta.
H
Hot dog.
I
Incursore calvo; Immane dardo; Irtam (nome originario della cultura sannita).
L
Liben (milanese); Lilli, Lillo (fiorentino); Lucertolone; Luganega; Lui.
Lallera (fiorentino).
M
Mago; Mànego (veneto); Manfano (livornese); Manganello; Mangusta; Manico, Manico di Carne; Manübri (milanese), Manubrio; Marcantonio; Margiale (salentino); Marra (calabrese); Marruggio (messinese); Mastazzolu; Mastellone; Mastino; Mazza, Mazzarello (napoletano); Mazzuolo; Mella (ticinese); Membro (termine proprio della lingua italiana); Mentula (latino); Meregola; Merlo; Micciu (calabrese); Mester (bergamasco) Minca (Sardo campidanese), Minchia (siciliano e calabrese), Mincia (sassarese), Mìncie (gaetano), Mincra (sardo nuorese); Minella; Minipimer; Mitulo (perugino).
Minchia (sicilano e calabrese); Mona, Monazza (espressione usata in Veneto, Trentino e in Friuli-Venezia Giulia); Mussa (espressione ligure).
N
Natta (toscano); Nerbiu (Sardo campidanese), Nerbu (calabrese); Nerchia; Nerv (sanseverese), Nervo.
O
Organo genitale maschile (termine proprio della lingua italiana).
P
Pacco; Padùlo; Pene (termine proprio della lingua italiana); Pesce (napoletano); Pilloni e varianti (cagliaritano); Pirla; Pisello; Pistola e varianti (Milanese).
Passera, Passerina (e varie altre declinazioni); Patacca (diffuso in Romagna); Patata, Patatina; Patonza; Pelo; Pelosa; Pertuso (napoletano); Piccione (dialetto barese); Pilu (Calabria meridionale e Sicilia nord-orientale); Pirla (dialetti di area lombarda ed emiliana); Pisella (espressione familiare); Potta (dal latino puta); Po'ta (dialetto bergamasco e bresciano; Purchiacca (dialetto Napoletana dall'etimologia greca "buco purpureo"); Pucchiacca (Espressione dialettale Napoletana dall'etimologia greca "valle di fuoco").
S
Salame, Salsiccia (così nella traduzione in alcuni dialetti d'Italia), Shuttle (megalomane), Sira (cagliaritano).
Sgnacchera (toscano illustre); Sorca, Sorcia; Sticchio (etimologia latina da Osticulum, piccola bocca).
T
Tana; Topa.
U
Uccello (si chiama così, nella traduzione, in molti dialetti del nord).
Udda (campidanese e sassarese).
V
Vermiceddu (Siciliano).
Vagina (è il nome corretto in lingua italiana, riferentesi più alla di una parte interna dell'organo genitale femminile); Vergogna (riferito in generale ai genitali, sia maschili che femminili); Vulva (è il nome corretto, in anatomia ed in lingua italiana, dei genitali esterni femminili).
pene
vagina e sinonimi
| inviato da feel il 24/4/2008 alle 17:56 | |
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25 marzo 2008
SPERANZE
La Main de Dieu - Rodin
Prendi un sorriso regalalo a chi non l'ha mai avuto. Prendi un raggio di sole fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima posala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore e fallo conoscere al mondo.
Mahatma Gandhi
Mahatma Gandhi
poesia
carità
| inviato da feel il 25/3/2008 alle 18:24 | |
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16 marzo 2008
AMORE
Se ogni giorno...
Cupido di Caravaggio
Se saprai starmi vicino,
e potremo essere diversi, se il sole illuminerà entrambi senza che le nostre ombre si sovrappongano, se riusciremo ad essere "noi" in mezzo al mondo e insieme al mondo, piangere, ridere, vivere.
Se ogni giorno sarà scoprire quello che siamo e non il ricordo di come eravamo, se sapremo darci l'un l'altro senza sapere chi sarà il primo e chi l'ultimo se il tuo corpo canterà con il mio perché insieme è gioia...
Allora sarà amore e non sarà stato vano aspettarsi tanto.
Pablo Neruda
Pablo Neruda
Amore
| inviato da feel il 16/3/2008 alle 18:28 | |
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5 marzo 2008
L'AMORE DI ANNA FRANK
AMSTERDAM (Reuters) -
Ecco finalmente una fotografia del ragazzo con i "bei occhi marroni" di cui Anna Frank parla nel suo famoso diario.
Il ragazzo si chiama Peter Schiff e una sua foto è stata donata al Museo dedicato ad Anna Frank (ad Amsterdam) dal suo amico d'infanzia Ernst Michaelis che si è reso conto solo pochi giorni fà che al museo mancava un'immagine del ragazzo e proprio mentre rileggeva il diario. Lui e Peter erano amici di scuola ed aveva capito che era Peter l'amico a cui Anna faceva riferimento nel diario.
Lei scrisse: "Ho dimenticato che non ho ancora detto niente della storia del mio unico vero amore. Peter è il ragazzo ideale: alto, snello e bello, con un serio, silenzioso e intelligente sguardo...... Ha i capelli scuri, bei occhi marrone, guance rosse e un gradevole naso a punta. Ero matta per il suo sorriso che lo rendeva così infantile e malizioso".
Questo è quanto nel 1940 Anna scriveva in merito al tredicenne Peter, quando lei ne aveva appena 11.
Anna doveva poi morire nel campo di concentramento di Bergen Belsen nel 1945, mentre Peter morì più tardi ad Auschwitz. Michaelis, ora ottantunenne, aveva frequentato una scuola ebraica con Schiff a Berlino nel 1930 prima che entrambe le famiglie fuggissero dai nazisti. E proprio prima di partire i due ragazzi si scambiarono le fotografie.
Anna incontrò Peter poco prima di nascondersi, ma scrisse di lui solo un anno più tardi, dopo averlo sognato.
<<È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell'intima bontà dell'uomo. >> (Anne Frank)
Anna Frank
| inviato da feel il 5/3/2008 alle 20:6 | |
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18 gennaio 2008
Desolazione
Notte in bianco
 [di Davide Canzi]
Tra il tepore delle coperte mi richiudo gelo dentro me mi sento freddo e il mio cuore, un pezzo per volta e' stato regalato e non me ne rimane piu' un granche' per tirare avanti ormai un piccolo frammento che richiede calore umano si sta sciogliendo piano piano vorrei piangere lacrime amare la morte mi si e' posta dinnanzi e guardandomi nell'iride mi ha detto "io esisto" l'alba bussa alla finestra e intanto.. sconvolto aspetto il sole
poesia
desolazione
| inviato da feel il 18/1/2008 alle 18:21 | |
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13 dicembre 2007
VIVERE?
"Muestra de dolor" by Ariel Soto
Sera di febbraio (Umberto Saba)
Spunta la luna. Nel viale è ancora giorno, una sera che rapida cala. Indifferente gioventù s'allaccia; sbanda a povere mète. Ed è il pensiero della morte che, in fine, aiuta a vivere.
Umberto Saba
| inviato da feel il 13/12/2007 alle 17:38 | |
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23 novembre 2007
NON UCCIDIAMOLI!
L'albero m'è penetrato nelle mani
di Ezra Pound
L'albero m'è penetrato nelle mani, la sua linfa m'è ascesa nelle braccia, l'albero m'è cresciuto nel seno. Profondo, i rami spuntano da me come braccia. Sei albero, sei muschio, sei violette trascorse dal vento. Creatura - alta tanto - tu sei, E tutto questo è follia al mondo.
Arriva Natale... vi prego non comprate alberelli VERI..... molti alberi vengono “decapitati” o sradicati! In questo periodo gli abeti o i pini devono svernare all’esterno mentre in casa, al caldo, moriranno tutti, senza speranza.
Non festeggiate il compleanno di Cristo maltrattando la Natura!
Comunque, le piante sono Esseri Viventi!
Alberi di Natale
Ezra Pound
Alberi
| inviato da feel il 23/11/2007 alle 19:52 | |
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20 ottobre 2007
ACCOMPAGNAMI.....
Tu non le puoi vedere, ma il tuo sonno è circondato tutto dalle mie domande. E forse qualche volta tu, sognando, dirai di sì, di no, risposte miracolose e casuali a domande che ignori, che non vedi, che non sai. Perché tu non sai nulla; e al tuo risveglio, loro si nascondono, invisibili ormai, si spengono. E tu continuerai a vivere allegra, senza mai sapere che per metà della tua vita sei sempre circondata da ansie, tormenti, ardori, che incessanti ti chiedono quello che tu non vedi e a cui non puoi rispondere.
(Pedro Salinas, da "La voce a te dovuta")
poesia
Pedro Salinas
| inviato da feel il 20/10/2007 alle 11:25 | |
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1 ottobre 2007
The Methuselah
Il più antico albero del mondo

In California, a nord della "Death Valley" sulle "White Mountains", a 4000 metri di altezza, nella foresta del "Bishop", da secoli cresce una qualità particolare di albero, il "Bristlecone Pine" (Pinus longaeva, Pinus aristata). Si tratta dell'albero più longevo al mondo, con una vita media di 1500 anni, può superare anche i 4000 anni. Questo a causa del clima freddo e delle condizioni atmosferiche molto rigide che portano ad una crescita lentissima e alla presenza di poche malattie o insetti e funghi nocivi. L'albero non cresce molto raggiungendo difficilmente i 18 metri. Qui, nella foresta di pini Bristlecone di Bishop, è stato scoperto il più vecchio esemplare mai conosciuto che, coi i suoi 4767 anni, diventa il più antico essere vivente della terra!
Lode a te longevo amico dei secoli!

AL VIANDANTE (anonimo)
Tu che passi e tendi a me il tuo braccio Prima di farmi del male, guardami bene.
Io sono il calore del tuo focolare nelle fredde notti d'inverno Io sono l'ombra amica che trovi sotto il sole di agosto E i miei frutti sono frescura appetitosa che sulla via la tua sete sazia
Io sono la trave amica della tua casa, la tavola della tua mensa, il letto dove tu riposi, il legno della tua nave
Io sono il manico della tua zappa, la porta della tua dimora il legno della tua culla e della tua bara.
Io sono il pane della bontà e il fiore della bellezza.
Tu che passi, guardami bene e non farmi male.
Bristlecone Pine
| inviato da feel il 1/10/2007 alle 18:59 | |
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3 settembre 2007
Il valore delle cose
VALORE
 di Erri De Luca
"Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. Considero valore il vino finche' dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si e' risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varra' piu' niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov'e' il nord, qual'e' il nome del vento che sta asciugando il bucato. Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto."
http://www.youtube.com/watch?v=03k9su2y58E
poesia
| inviato da feel il 3/9/2007 alle 19:7 | |
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